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La riforma della crisi d’impresa

Nello specifico vengono rivisti i seguenti titoli contenuti nel libro V del codice civile:

  • Titolo II riguardante gli assetti organizzativi dell’impresa;
  • Titolo V relativo agli assetti organizzativi societari, la responsabilità degli amministratori, la nomina degli organi di controllo nelle società a responsabilità limitata, le cause di scioglimento delle società per azioni;
  • Titolo VI inerente la disciplina dell’insolvenza delle società cooperative.

Adempimenti della legge 155/2017

Uno dei focus principali della riforma della crisi d’impresa è quello di far emergere in modo tempestivo lo stato di crisi.

A tal proposito assume particolare importanza l’articolo 375, il quale recita quanto segue: “L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.

Appare evidente come riformulando l’articolo 2086 del c.c. e, nello specifico, inserendo il comma 2, vengono chiariti e ben definiti gli obblighi a carico dell’imprenditore circa la costituzione di un adeguato assetto amministrativo, la prevenzione della crisi e il recupero della continuità aziendale. Principi, questi, fondamentali e cardini della gestione dell’impresa stessa.

Occorre quindi cercare da un lato di prevenire, e dall’altro di gestire un’eventuale fase di crisi, mettendo prontamente in atto tutte le azioni idonee a porre rimedio allo stato di crisi. Ciò costituisce un importante obiettivo non solo per il bene dell’azienda, ma anche per quello di tutti i portatori di interesse che si relazionano con l’azienda stessa. Diventa anche possibile identificare tutte quelle imprese che fanno della crisi la propria caratteristica principale, non adempiendo di conseguenza alle obbligazioni verso le terze parti (fornitori, dipendenti, erario, ecc.), mettendole in crisi ed utilizzandole come vere e proprie fonti di finanziamento.

SCOPRI DI PIÙ: la responsabilità degli amministratori nella crisi d’impresa

Ma cosa si richiede di fare all’imprenditore, in concreto? Occorre lavorare sui seguenti punti:

  • strumenti di gestione e previsione dei flussi di cassa e dell’equilibrio economico-finanziario;
  • gestione e misurazione dei rischi;
  • organizzazione aziendale.

Per farlo, sono richiesti cambiamenti strutturali e azioni che riguardano tutto l’assetto societario, che deve essere qualificato e pronto. L’imprenditore dovrà quindi identificare e formalizzare tutte le funzioni interne e accertarsi che la struttura stessa sia efficiente e tale da garantire un idoneo e corretto flusso informativo tra le varie aree della struttura finalizzate ad un monitoraggio continuo e attento. L’area contabile amministrativa sarà fondamentale al supporto dell’assetto organizzativo attraverso una corretta programmazione e pianificazione.

Come già detto in precedenza, il fatto di dover prevenire e anticipare richiede un cambio di mentalità. Questo modo di vedere l’impresa non è tipico della maggior parte delle PMI, le quali dovranno fare un investimento non solo monetario ma anche in termini di tempo, energia e risorse per potersi adeguare.

Sebbene gli imprenditori debbano adeguarsi a tale normativa in modo veloce e tempestivo, appare ancora più evidente come ci dovrà essere un cambio di rotta nella cultura degli imprenditori stessi, delle PMI e delle imprese sempre gestite in modo familiare. Il codice delle crisi di impresa pone infatti primaria importanza alla visione prospettica di forward looking, terreno sconosciuto a queste realtà. È giunto il momento di familiarizzare con questa nuova visione e di dimenticare il noto e conosciuto modus operandi del navigare a vista.

Riforma crisi d’impresa: quali sono i costi per l’azienda?

Ricapitolando, si richiede agli imprenditori di rivedere la propria impresa, i propri piani, la propria struttura, la circolazione dei flussi informativi, nonché di affacciarsi a un’ottica di visione prospettica. Ciò vuol dire fare investimenti in termini di tempo, energia, magari nuove figure e, di conseguenza, sostenere costi. Costi che dipendono dalla dimensione dell’impresa, dalla sua complessità e dallo stato iniziale in cui si trova.

I costi nei quali un’impresa potrà e dovrà imbattersi sono riconducibili a:

  • investimenti in software;
  • acquisizione di competenze di gestione del rischio;
  • formazione per il personale dipendente;
  • costi per nuove strutture di controllo o revisione.

Per l’azienda risulta di fondamentale importanza dotarsi di strumenti informatici che la aiutino e la supportino nell’individuazione di tutti quei segnali che sono indizi della crisi e che possono minare la continuità aziendale.

Per “strumenti idonei” si intendono tutti quei mezzi necessari per prevedere in anticipo i flussi economici, finanziari e di tesoreria dell’azienda. Essi permettono all’azienda di conoscere la propria capacità di far fronte alle proprie obbligazioni in un lasso di tempo di 6-12 mesi, meglio ancora se 24. La visione prospettica dovrà essere affiancata da una attività proattiva e attenta di risk management, vista sia come analisi dei rischi sia come supporto nello sviluppo di un idoneo sistema di programmazione, controllo di gestione, coordinamento dei flussi di informazione tra le varie aree aziendali, verifica di fattibilità del business.

Immaginiamo di applicare quanto sopra alle PMI italiane o ad aziende prettamente familiari. Non un’attività semplicissima, vero? La difficoltà può essere riconducibile sia alla mancanza di abitudine a gestire le aziende in questa ottica, sia alla mancanza di competenze e figure aziendali che possono supportare l’imprenditore a sviluppare, implementare o ottimizzare questi processi.

Adeguarsi, reperendo nuove figure o formandone alcune già presenti nella struttura, vuol dire per l’impresa affrontare nuovi costi e investimenti. Nel malaugurato caso che tutte queste attività risultassero completamente nuove, verrebbe richiesto all’impresa un notevole sforzo in termini di riorganizzazione e creazione di eventuali nuove figureprofessionali e competenze.

L’imprenditore può sempre valutare la convenienza a non strutturarsi internamente e avvalersi di collaboratori esterni che gli diano la garanzia di supportarlo in tutte le attività inerenti il controllo di gestione, creazione di budget, business plan, gestione dei flussi finanziari e tesoreria. Questa alternativa gli permetterebbe di ottemperare a quanto la normativa richieda, avvalendosi di personale qualificato e non nuovo a questa attività, senza trovarsi ad allocare importanti risorse economiche e senza stravolgere in modo significativo la propria struttura organizzativa.

Legge 155/2017: i benefici per l’impresa

Adeguare la propria struttura ed effettuare il cambio di rotta fin qui descritto non deve essere visto dall’imprenditore come una ulteriore inutile formalità burocratica. Se da un lato si dovranno affrontare costi e periodi di rivoluzioni e cambiamenti interni, dall’altro ogni azienda avrà dei benefici sia diretti sia indiretti. Alcuni benefici possono essere:

  • Rapporto impresa-banca e accesso al credito. A seguito dell’entrata in vigore di Basilea 3, il regime di gestione dei crediti da parte delle banche è sempre più prudente e viene richiesta alle aziende una appropriata pianificazione finanziaria. Dall’altro lato l’introduzione del nuovo principio internazionale IFRS9 impone un approccio forward looking che sarà incentrato non solo sulle perdite che l’azienda ha avuto ma anche su quelle che ci saranno in via prospettica.
  • Beneficio del controllo di gestione. L’introduzione di un efficace controllo di gestione permette all’azienda di avere una accurata pianificazione economico finanziaria, capire quando e se vi potrebbe essere una necessità di cassa, identificare le linee di produzione ed i prodotti che generano più o meno profitto. Indipendentemente dalla normativa, un sistema di controllo di gestione è uno strumento importante per la gestione dell’attività imprenditoriale.
  • Superamento della crisi. L’assetto richiesto dalla legge 155 permette di capire in anticipo lo stato di crisi e, di conseguenza, adottare tempestive azioni per far ritornare l’impresa in bonis e permettere il proseguimento della sua attività. I benefici in questo caso sono duplici: da un lato diretti per la società in crisi e, dall’altro, indiretti per tutti gli stakeholder che, in caso di default, avrebbero avuto ripercussioni negative.
  • Giorni di pagamento fatture. Uno degli indicatori di crisi è il reiterato e importante ritardo nei pagamenti. Sensibilizzare le imprese a ridurre i tempi con cui saldano le fatture porterebbe dei benefici ad aziende sane che hanno ben organizzato la propria gestione dei flussi di tesoreria.

Conclusione

Risulta evidente l’importanza di implementare un’adeguata struttura di controllo di gestione che permetta di supportare l’imprenditore nell’individuazione dei segnali di crisi. Tuttavia per molte aziende non sarà così facile adattarsi, in parte per cultura in parte per problemi legati al costo di creare internamente un’apposita struttura dedicata.

Un’ottima alternativa in termini di costi benefici è quella di avvalersi di società esterne che possano fare la medesima attività con competenza e diligenza. Re-Solution Hub Società Benefit nasce proprio per aiutare ed affiancare le aziende ad affrontare questo importante cambiamento.