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Il bilancio: l’alternativa di sempre all’analisi dei rischi

Risulta evidente che per essere in grado di fare emergere la crisi in modo tempestivo e anticipato, l’imprenditore dovrà adottare un approccio gestionale completamente diverso, non più basato esclusivamente su dati storici. Dovrà, quindi, adottare una visione più prospettica di forward looking. Tutto ciò è possibile grazie a una corretta analisi dei rischi. Questo imprescindibile cambiamento implica uno stravolgimento del proprio modus operandi e della propria cultura organizzativa.

PER APPROFONDIRE: Quali sono le responsabilità dell’amministratore nella crisi aziendale?

Quali sono le premesse per una corretta analisi dei rischi?

Il nodo focale risulta essere l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile che deve essere adeguato e idoneo. Ma nello specifico l’imprenditore cosa deve fare per prevedere e prevenire il rischio di crisi d’impresa? Azione questa che, come già detto, deve essere vista in senso molto più lato che il semplice adeguarsi ad una norma per evitare la sanzione.

A tal proposito di seguito elenchiamo alcune basilari e, per alcuni ovvie, azioni da intraprendere:

  • Tempestivo e preciso aggiornamento della contabilità. Pur sembrando un’affermazione banale, purtroppo non sempre la contabilità viene aggiornata in modo tempestivo e preciso. Sebbene il termine per la contabilizzazione sia di 60 giorni dalla data in cui il fatto si realizza, ai fini del controllo di gestione, una registrazione più tempestiva permette azioni più veloci ed immediate;
  • Redazione di un business plan che permetta all’azienda di dare una visione sul medio lungo periodo;
  • Predisposizione di un budget molto dettagliato. Il budget dovrà essere predisposto non solo come piano economico ma anche patrimoniale e finanziario;
  • Variazione e adeguamento periodico del budget;
  • Predisposizione e adeguamento costante del piano di tesoreria. Il piano di tesoreria risulta fondamentale per conoscere e capire la sostenibilità del debito, argomento molto caro alla normativa sulla crisi d’impresa;
  • Monitorare e calcolare periodicamente non solo gli indicatori stabiliti nell’art. 13 ma anche gli indici di bilancio di maggiore diffusione.

PER APPROFONDIRE: Gli indici della crisi d’impresa

Non limitarsi solo ed esclusivamente a prospetti e calcoli

L’implementazione di prospetti di analisi, budget e quant’altro è fondamentale per la gestione, nonché per capire l’andamento dell’impresa ed essere in grado di porre in essere gli adempimenti richiesti dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa. Tuttavia non bisogna fare l’errore di credere che sia sufficiente. 

Con il termine “sufficiente” va fatto riferimento sia al Codice Crisi d’Impresa sia al modello di gestione imprenditoriale. Non bisogna dimenticarsi che il nuovo Codice della Crisi d’Impresa fa esplicito riferimento all’assetto organizzativo amministrativo e contabile definendolo “idoneo” alla rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale.

Sicuramente l’assetto amministrativo e contabile inteso come visione e gestione aziendale con visione di forward looking e come strumento per la misurazione delle performance rientra in questa definizione. Non va tralasciato però l’aspetto organizzativo che, come da definizione della norma di comportamento del collegio sindacale di società non quotate, è inteso come “complesso delle direttive e delle procedure stabilite per garantire che il potere decisionale sia assegnato ed effettivamente esercitato a un appropriato livello di competenza e responsabilità”.

L’assetto organizzativo, amministrativo e contabile per essere idoneo non può essere considerato standard per tutte le imprese. Questi dovrà essere creato in funzione delle dimensioni e alla complessità della società, alla natura e alle modalità di perseguimento dell’oggetto sociale. A tal proposito, i primi passi dovranno essere mossi per:

  • Creare ed aggiornare un organigramma aziendale nel quale vengono stabilite funzioni, compiti e responsabilità;
  • Definizione dei poteri e a chi sono attribuite le deleghe;
  • Accertarsi non solo di “chi fa cosa” ma anche se il “chi” ha tutte le competenze ed esperienze per svolgere le funzioni che gli sono state attribuite;
  • Esistenza di apposite procedure aziendali che garantiscano l’efficienza dei flussi informativi, l’efficacia di un adeguato sistema di controllo interno, il controllo e la capacità di monitorare e gestire i rischi;
  • Essere certi non solo che le procedure siano state predisposte, stilate e rese note a chi di dovere ma anche che vengano periodicamente aggiornate ed adattate;
  • Implementare un sistema di controllo di gestione che possa fornire alla direzione idonee informazioni tali da allineare la gestione operativa alla gestione strategica.

Attuare tutte le azioni necessarie richiede un grosso sforzo per l’imprenditore e spesso l’azienda per poter farvi fronte dovrà anche creare nuovi reparti e dipartimenti. Ad esempio potrebbe essere necessario creare un dipartimento dedicato al controllo di gestione.

Questo non è solo un modo per adempiere al Codice della Crisi di Impresa, ma anche e soprattutto un aiuto e supporto nella gestione e nell’ottimizzazione delle propria impresa.

D’altro canto, però, l’imprenditore si trova ad affrontare nuovi costi e gestire in autonomia una visione e un modo di essere imprenditore completamente diverso. Inoltre l’azienda potrebbe avere una dimensione tale per cui la creazione di un nuovo ufficio non sarebbe economicamente sostenibile a giustificabile. Non va anche dimenticato che l’utilizzo di strutture e consulenti esterni qualificati e non improvvisati può essere un’ottima alternativa e soluzione. Il consulente esterno infatti:

  • Non è un costo fisso per l’azienda;
  • Non necessita di costi di formazione;
  • Vede l’impresa con una visione esterna ed oggettiva.